Su Filindeu ovvero la pasta di Dio
Si chiamano Su Filindeu, ovvero “i fili di Dio” e sono un tipo di pasta che viene dalla Sardegna, e più precisamente da Nuoro. Da più di un secolo viene preparata e servita con brodo di pecora per accogliere i fedeli che giungono in pellegrinaggio al santuario di San Francesco di Lula, poco distante da Nuoro, a ottobre e a maggio.
Oggi questa tradizione viene portata avanti da un numero sempre più ridotto di donne esperte che fanno sopravvivere la particolare tecnica di preparazione di questa pasta.
Gli ingredienti sono semplici: acqua, farina di semola e un pizzico di sale, lavorati fino ad ottenere un impasto elastico e uniforme, in dosi che solo l’esperienza sa dettare. L’impasto viene diviso in panetti di circa 100 grammi, allungato in un cilindro e poi tirato, doppiato, ritirato e ripiegato più volte con le mani su una spianatoia di legno fino ad ottenere una serie di lunghi fili sottili, i fili di Dio appunto. Da un panetto di un etto si ottengono circa 256 fili, dopo almeno otto sdoppiamenti. La sottigliezza dei fili è impressionante, così come la maestria e la pazienza che necessita la lavorazione. Una volta ottenuti i fili vengono appoggiati in tre strati sovrapposti su un supporto rotondo fatto con foglie di asfodelo essicate. Gli strati sovrapposti e intrecciati formano così una rete che si compatta durante l’essicatura ottenuta lasciando la pasta al sole e all’aria. La grande trama di fili, una volta secca viene spezzata grossolanamente in piccoli pezzi e cotti in un brodo ricco di pecora e conditi con pecorino fresco acido.