L’asparago di Bassano, delizia dell’alto Vicentino, è un germoglio che non ha ancora rotto la terra e alla sua breve esistenza sotterranea deve il caratteristico biancore. Un vago color rosa lo riveste appena colto ed è l’unico concesso giacché anche il minimo inverdimento lo declassa. Di questa primizia, «tutta da mangiare» come dicono gli ortolani, il Bassanese fa gran vanto e profittevole mercato da secoli. I primi riscontri vengono dalle cronache veneziane, che nel 1534 registrano l’acquisto di asparagi bianchi per le mense dei dogi, ma le origini della coltivazione sono ancor più remote. Ai precendenti storici fa eco il coro unanime dei buongustai dei giorni nostri. Nel Vicentino gli asparagi bianchi trovano sempre il modo di essere protagonisti in tavola, con il riso in un primo piatto di sobria eleganza come nei virtuosismi dei cuochi d’avanguardia. La tradizione vuole, comunque, che basti il bollore dell’acqua e una semplicissima salsa a base d’uovo per gustarli al meglio. È quanto si può fare alla Mostra dell’Asparago che si tiene a Bassano in aprile con un allettante contorno di manifestazioni gastronomiche. La organizza il Consorzio di tutela che raggruppa gli otto comuni produttori e che sta promuovendo il riconoscimento di qualità (Igp) del prodotto da parte della Comunità europea.