Storia della polpetta.

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Storia della polpetta.

Si pensa la polpetta sia nata in Persia ed hanno viaggiato fino ad arrivare in Europa  dopodichè negli altri continenti in modo particolare in USA dove sono soliti preparare gli spaghetti con le polpette.

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Le origini

La teoria più credibile vede la polpetta nascere in Persia dove furono denominate : kofta nome che deriva da koofteh che significa “carne pestata”. Dalla Persia, poi, si diffusero in tutto il Medio Oriente, e con l’occupazione araba della Persia avvenne quello che è successo ai Romani dopo la conquista della Grecia. Ma le polpette conquistarono anche l’Europa e più precisamente con la conquista della Spagna ad opera degli arabi e li furono chiamate Albondigas ossia polpette in spagnolo che deriva dall’arabo al-bonâdiq.

La diffusione

Innumerevoli sono le ricette della cucina Mediorientale e della Spagna dei Musulmani dove la carne veniva tritata e pestata. In “Storia dell’alimentazione” di Jean-Louis Flandrin e Massimo Montanari si legge: “Le bonâdiq entravano anche nella composizione di una farcia o di preparazioni come la famosissima harissa: si tratta di una mistura di carne grassa pestata e di frumento ammollato e spezzato, lungamente cotta a calore moderato. Molto spesso si fa bollire la carne in una pentola con sale, cipolla, aromi e spezie. Si aggiungono poi altri ingredienti vari, e le verdure sono aggiunte in momenti diversi, secondo la qualità e l’effetto desiderato. Frequentemente si aggiunge un pugno di ceci ammollati e sbucciati, a volte lenticchie oppure fave”. Si sa anche che le polpette venivano preparate a Roma, Apicio le chiama esicia omentata, ma non sono altro che polpette fatte con vino rosso, bacche di mirto e garum, avvolte nell’omento (la rete di maiale). Mentre Maestro Martino nel “Libro de arte coquinaria” usa proprio la parola “polpette”: “Per fare polpette di carne de vitello o de altra bona carne, in prima togli de la carne magra de la cossa et tagliala in fette longhe et sottili et battile bene sopra un tagliero o tavola con la costa del coltello, et togli sale et finocchio pesto et ponilo sopra la ditta fetta di carne. Dapoi togli de petrosimolo, maiorana et de bon lardo et batti queste cose inseme con un poche de bone spetie, et distendile bene queste cose in la dicta fetta. Dapoi involtela inseme et polla nel speto accocere. Ma non la lassare troppo seccar al focho”.

Le polpette oggi

Attraverso i secoli, diventano così comuni che Pellegrino Artusi ne “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” prima di proporre la sua ricetta (le polpette di lesso), fa una premessa inequivocabile: “Non crediate che io abbia la pretensione d’insegnarvi a far le polpette. Questo è un piatto che tutti lo sanno fare cominciando dal ciuco, il quale fu forse il primo a darne il modello al genere umano”. Certo, individuare le radici o la ricetta originaria forse è meno significativo che riconoscerne la popolarità globale. Le polpette, infatti, sono democratiche (sono un piatto accessibile, semplice ed economico) e ubique. Ci sono le albondigas spagnole, le bitterballen olandesi, le shi zi tou cinesi; pure il futurismo, con il carneplastico, le ha fatte proprie. Insomma, le polpette sono uniscono i popoli e le ideologie: sono l’impasto perfetto (e libero) di culture, tradizioni, ricette di famiglia, gusti personali. Ma vediamo 3 ricette facilmente replicabili a casa.

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