Il cibo delle feste in Giappone
Il washoku ha accompagnato da sempre lo stile di vita tradizionale giapponese. Nelle festività annuali come il Capodanno, o nelle cerimonie private come i matrimoni, c’è sempre una tavola imbandita. Durante le feste religiose, la presenza del cibo favorisce spontaneamente la socializzazione: il washoku ha il potere di rafforzare i legami con la famiglia e con i membri della comunità locale. Fin dal passato, le festività annuali e le celebrazioni hanno avuto un forte legame con gli antichi culti e “scacciare il male” e “attirare la fortuna” sono temi onnipresenti. Per esempio, il sekihan, riso mochigome cotto al vapore insieme ai fagioli di soia, attualmente si prepara quando c’è qualcosa da
celebrare, ma in origine si mangiava per allontanare gli spiriti maligni.
L’osechi ryōri, pietanza tipica di Capodanno, contiene vari cibi simbolici: i fagioli di soia, di buon auspicio per la salute, il tazukuri (pescetti fritti e conditi), che propizia l’abbondanza dei raccolti, e così via. Inoltre, l’osechi permette anche alla padrona di casa di riposarsi per tre giorni senza cucinare, in quanto contiene solo pietanze che si conservano a lungo.
Il toso, un tipo di sake aromatizzato che si beve a Capodanno, ha lo scopo di scacciare le influenze maligne accumulatesi nel corso dell’anno passato e di augurare una vita lunga. A questo si accompagna lo zōni, un bollito che contiene mochi tondi o quadrati, verdure, kamaboko (pasticcio di pesce) e altri ingredienti, il tutto bollito in un brodo a base di salsa di soia o miso. Questo piatto della tradizione popolare ha innumerevoli varianti, in quanto la forma dei mochi, gli ingredienti e il tipo di brodo cambiano a seconda della regione.
Chiunque si fa prendere dall’entusiasmo davanti a una tavola imbandita con manicaretti che non si mangiano tutti i
giorni. È questo il potere del cibo delle feste.